martedì 19 febbraio 2019

Dopo l’incidente di Sesta

Ad una settimana dall’incidente al pozzo geotermico di Sesta che ha coinvolto gli abitanti di Montecastelli Pisano, facciamo il punto della situazione ed esprimiamo alcune riflessioni.

Domenica 10 Febbraio il comitato Montecastelli Viva ha inviato per posta certificata alle istituzioni preposte al controllo del territorio e alla protezione civile (Arpat e comuni di Castelnuovo val di Cecina, Radicondoli e Pomarance) una richiesta di chiarimento e di informazioni, che a tutt’oggi non ha ricevuto nessuna risposta.
Abbiamo invece partecipato ad una riunione pubblica tenuta da Enel dove il responsabile delle centrali della Toscana ha fatto un resoconto completo dell’accaduto.
Abbiamo appreso che l’incidente di sabato 9 febbraio si è verificato a seguito di un’operazione di manutenzione programmata. Ad operazione conclusa, abbandonata la postazione, si è verificata una rottura che ha portato alla fuoriuscita di gas acido durata tutta la notte.
Al mattino seguente (sabato 9), a seguito delle segnalazioni ai vigili del fuoco da parte di alcuni residenti in un raggio di 3/4 km, Enel è intervenuta con apposita squadra. Nel frattempo tre persone si sono recate in Pronto Soccorso ed una è stata trattenuta in osservazione con sintomi da intossicazione. Il vicesindaco si è recato sul posto per verificare la situazione.
Enel ha proceduto al “lavaggio” del pozzo mediante pompaggio di acqua e, dopo due giorni, il pozzo è stato riattivato senza dare segnali di malfunzionamento. Nella sera di martedì 12 ci sono state nuove segnalazioni per odore riconosciuto come quello di gas acido.
Immediatamente intervenuti, gli operatori Enel hanno riscontrato due ulteriori perdite che hanno imposto una nuova procedura di “lavaggio”.
Il responsabile afferma che sarà necessario ispezionare l’impianto prima di rimetterlo in funzione e approntare nuove tecniche di monitoraggio per il futuro.

Alla luce di questi eventi, è naturale arrivare ad alcune considerazioni:
1. la constatazione della difficoltà oggettiva degli enti preposti e delle pubbliche amministrazioni nel tutelare l’incolumità di chi vive a stretto contatto con impianti industriali di questo tipo. Un incidente potenzialmente molto pericoloso si è risolto principalmente grazie alla collaborazione, quasi diretta, tra azienda e cittadini, previa segnalazione ai Vigili del Fuoco (Arpat non accoglie più segnalazioni di emergenza e non risponde alle richiesta di informazioni).
2. se questa è la realtà dei fatti, come possiamo accettare che si progettino altri impianti in un’area ancora più vicina al centro abitato, rispetto a quella dell’incidente, e con caratteristiche riconosciute come sperimentali?
3. non è pensabile la gestione di impianti di questo tipo da parte di aziende che lavorano su appalto e che non siano dotate di opportuna struttura territoriale.
4. non è pensabile né accettabile l’aumento del numero di impianti in aree “non idonee”, che sottoporrebbero il territorio a livelli di rischio insostenibili.

Il problema della localizzazione dei nuovi impianti rimane il cuore delle preoccupazioni della popolazione residente e contro questo tipo di indirizzo del territorio continueremo a batterci.