sabato 26 febbraio 2022

Le nuove centrali: PROGETTO QUALTRA E NON SOLO

 Dobbiamo tornare ad informarvi sugli sviluppi dei progetti geotermici che interessano il nostro piccolo territorio. Mentre il progetto ministeriale cosiddetto “Castelnuovo” dorme nel ministero della transizione ecologica in attesa di un ultimo passo formale che ne autorizzi la realizzazione, ci sono delle novità che invece riguardano il progetto regionale cosiddetto Qualtra.

Abbiamo saputo che la Regione ha ripreso in mano questo progetto per la realizzazione di una centrale geotermica da 10 MW per arrivare al permesso di costruire. Ci sarà a breve una riunione (detta “conferenza dei servizi”) a cui i vari uffici della Regione e il Comune di Castelnuovo parteciperanno per autorizzare la costruzione della centrale di Magma. Noi cittadini da queste ultime fasi siamo esclusi. Il sindaco Ferrini, che abbiamo incontrato, ci ha rassicurato che in quel contesto cercherà di ottenere tutte le possibili garanzie da parte di Magma che i lavori si svolgano secondo le prescrizioni richieste e in più che la società si impegni insieme al comune ad effettuare un sopralluogo certificato sullo stato degli immobili presenti nell’area, allo scopo di avere un quadro che registri la situazione attuale prima che le perforazioni e la messa in funzione della centrale possano provocare danni per terremoti indotti.

Alla conferenza dei servizi sarà presente anche il Comune di Radicondoli che, anche se non direttamente interessato dalla costruzione della centrale di Qualtra, lo è invece per quanto riguarda i possibili sviluppi di questo esperimento su una concessione di coltivazione che occupa ben diciassette kmq del suo territorio. Sembra infatti che in questa concessione di coltivazione che comprende i territori di Castelnuovo e Radicondoli per un totale di 27 kmq, Magma abbia intenzione (ovviamente in caso di successo nel reperimento delle risorse e nell’esercizio di una centrale sperimentale a reiniezione totale) di perforare altri pozzi e di costruire altre centrali. Se poi si aggiungono le altre due concessioni ministeriali (quella della centrale pilota Castelnuovo, sotto Montecastelli, e quella di Lucignano, sotto Radicondoli) che sono (guarda caso) proprio adiacenti alla concessione Magma, si può ben capire come anche Radicondoli sia interessato a partecipare e controllare gli sviluppi di Qualtra.

Dunque, se la centrale di Qualtra dovesse davvero funzionare e, prima ancora, se davvero le simulazioni che Magma ha fatto sul campo geotermico si rivelassero attendibili, ci ritroveremmo ad avere un’area di industria geotermica di una quarantina di kmq lì dove c’erano boschi, campi, fiumi e torrenti e un borgo medievale, anzi due, che tentano di rinascere.

progetto qualtra

Appare fin troppo evidente quanto da sempre il comitato ha sostenuto: la valutazione di impatto ambientale avrebbe dovuto tenere conto del contesto reale in cui si andava inserendo il progetto di Qualtra.

Ma a queste nostre obiezioni, la Regione ha risposto minimizzando e ha ignorato il fatto che il reale impatto ambientale da valutare non fosse quello di una centrale alla volta, ma quello di un disegno che ne prevede molte altre e che implica, di fatto, la svendita all’industria geotermica di un territorio prezioso perché ancora caratterizzato da quello che ormai sta scomparendo per sempre, il paesaggio della campagna toscana, in senso culturale e naturalistico.

La Regione non ha voluto ascoltare i nostri appelli e le nostre informazioni sui rischi che comporta la tecnologia proposta da Magma per queste centrali, ma sia dal Comitato che da Italia Nostra, sono state presentate perizie geologiche, paesaggistiche legali, pagate, come ben sapete, di tasca propria dagli abitanti di Montecastelli.
Tutti questi documenti rimangono depositati quali testimonianza di una contrarietà che la Regione ha volontariamente rigettato per una scelta che, qualora risultasse sbagliata, potrebbe inchiodare a pesanti responsabilità.
Tutti i progetti presentati raccontano ad esempio, di perforazioni da una stessa postazione dicendo così di voler evitare l’impatto ambientale delle condotte, come se fosse davvero così facile perforare sei pozzi da una stessa postazione.
Raccontano di forniture di acqua per le perforazioni ottenute da prese provvisorie che attingeranno dal fiume Cecina o da autobotti che provengono da chissà dove, con stime ottimistiche su quanta acqua davvero dovranno attingere.
E raccontano anche di un monitoraggio della microsismicità che nel caso dovesse registrare scosse troppo forti dovute alla reiniezione totale porterebbe ad una modulazione del regime della centrale, come se davvero gli abitanti della zona potessero essere delle cavie e una centrale potesse essere fermata con facilità.
Per questi motivi ci sembra ancora utile continuare la nostra azione di controllo e informazione.