giovedì 21 maggio 2015

Ecco come 880 persone fermano le trivelle americane

Davide batte Golia, vediamo cosa è successo a Bomba in provincia di Chieti dove 880 anime sono riuscite a fermare le trivelle americane:


Cosa può fare un paesino così piccolo di fronte ad un colosso americano del petrolio, in affari dal 1916 e che nel 2008 aveva registrato 1,65 miliardi di profitti?

La risposta è: tanto. Guidati dal Dott. Massimo Colonna, di professione chimico, i residenti si sono riuniti nel “Comitato Gestione Partecipata del Territorio” e non si sono più fermati. E se uno pensa che questo sia uno dei tanti comitatini di tanto fumo e niente arrosto si sbaglia di grosso. Questo è stato un comitato che ha prodotto testi intelligenti, che ha dibattuto i petrolieri, che ha convinto i  politici ad agire, che si è letto le carte, ha rifatto i conti dei petrolieri, e che spesso ne sapeva di più dei petrolieri stessi. A ogni occasione hanno fatto vedere alla Forest Oil di che stoffa erano fatti.

Ad un certo punto, esasperati, quelli della Forest Oil hanno mandato i loro rappresentanti a cercare di placare gli animi, un volo da Denver a Bomba a promettere benessere e profumi, ma nessuno gli ha creduto. Gli 880 residenti di Bomba hanno dato alla Forest Oil quello che loro stessi hanno definito il peggior benvenuto nella loro intera storia corporativa di novant’anni.

Ci sono stati tanti episodi in questa storia di Bomba vs. Forest Oil, a volte ci siamo quasi disperati, altre volte sembrava di avere la vittoria in tasca, ma in questi quasi sei anni, tutti abbiamo fatto la nostra piccola parte senza mai arrenderci. I balconi pieni di lenzuola No Forest Oil, la signora Filomena di un metro e mezzo che con la sua vuvuzuela le cantava a Giorgio Mazzenga della Forest Oil Italia, metà Abruzzo a mandare osservazioni di contrarietà, i bambini della maestra Assunta di Florio a scrivere ai ministri, gli eredi dello scrittore americano John Fante a scrivere ai politici, il Comitato e il Wwf a leggersi le carte, a spiegare a quelli della regione i pericoli della situazione, e a controbattere ai petrolieri parola per parola, e un po’ anche io dall’altro lato dell’oceano con testi e a scovare comunicati agli investitori dove pure la Forest Oil diceva che non era proprio tutt’a posto con la geologia di Bomba.

I petrolieri di Denver sapevano di essere quanto meno in ritardo sul loro programma di marcia. E così, nel 2012 hanno dovuto annunciare ai loro investitori dalle pagine del Wall Street Journal la perdita di 35 milioni di dollari di affari. La causa? Bomba!

Finalmente, dopo tanti alti e bassi, eccoci. Il giorno 18 Maggio 2015 il Consiglio di Stato ha decretato in maniera finale e definitiva che il progetto non s’ha da fare. Ci sono rischi di danni insostenibili per la collettività locale a causa dei rischi di subsidenza e occorre invocare il principio di precauzione. Il progetto dello sfruttamento di gas a Bomba è insostenibile.

Non ci sono più “tuttapposti”. Fine. Bomba ha vinto!

Ecco, da oggi in poi nessuno potrà dire che a Bomba non succede niente. E’ successo che 880 persone di un paese minuscolo dell’Abruzzo hanno rimandato a casa una multinazionale del petrolio. Chapeau.
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