lunedì 25 maggio 2015

Castelnuovo Val di Cecina: un territorio dalle molte risorse - Intervento comitato Montecastelli Viva

Sabato 23 Maggio si è svolto un incontro pubblico informativo: "Castelnuovo Val di Cecina: un territorio dalle molte risorse. Quali prospettive?"

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 Qui di seguito è riportato il testo dell'intervento del nostro comitato Montecastelli Viva Onlus:

"Il mio intervento si limiterà, nel fare un appello alla riflessione senza vene polemiche, a chiarire due cose:
1. la situazione attuale di Montecastelli Pisano
2. e, contestualmente, le posizioni e il modo di operare del comitato Montecastelli Viva.
Mi preme sottolineare l'avverbio 'contestualmente', perché in realtà parlare delle posizioni del comitato equivale proprio a chiarire la situazione in cui si trova Montecastelli P, chi vi vive, chi vi ha investito e chi semplicemente lo ama. Sapete bene che Montecastelli è spesso definita un'isola nel territorio amministrato dal Comune di Castelnuovo, e questo per la sua particolare posizione di non continuità territoriale con il Comune che la amministra; una mancata continuità territoriale che forse ha contribuito, sicuramente insieme ad altre concause, a segnare per quell'abitato un percorso diverso nella storia recente. Di questa particolare situazione nessuno di noi è direttamente o pienamente responsabile, nessuno può attribuirsene merito o demerito; ci rimane solo da constatarla e prenderne atto e in questo atto di constatazione non c'è ASSOLUTAMENTE nessun giudizio di qualità.
Anzi, proprio la capacità di riconoscere la diversità e la complementarità delle diverse risorse presenti nel comune di Castelnuovo potrà darci il senso della ricchezza di tutta l'area e permetterci di considerare questa pluralità di risorse come interesse comune da difendere.
Del resto, la necessità di difendere questa varietà di risorse presenti sul territorio non è certo stata un'intuizione del comitato (appena nato), se, com'è vero, esiste un articolo (il 49) del regolamento urbanistico di questo comune, che riconosce a Montecastelli la vocazione agricola e turistica come caratteristica propria del territorio. Sicuramente chi ha voluto e approvato quell'articolo, lo ha fatto perché ha constatato una situazione tale per cui non si poteva non riconoscere come reali quelle vocazioni e, anzi, ha ritenuto opportuno proteggerle e conservarle trasformandole in regola.
Certo qualcuno potrebbe dire che un regolamento urbanistico non ha gran valore giuridico, ma sicuramente il fatto che esista è dimostrazione di una diffusa e condivisa percezione del territorio, che potrà essere giuridicamente debole, ma moralmente rispettabile, perché nasce proprio là dove il rapporto con il territorio è vissuto. Il nostro comitato ha messo proprio quell'art 49 (ovvero la difesa di una vocazione del territorio) come primo scopo del proprio operato, nella lucida consapevolezza di trovarsi in un'area tanto vocata alla geotermia da dover segnalare con un intervento normativo l'unico e piccolissimo lembo di terra che dovrebbe mantenere in vita altre attività e vocazioni economiche. Molti tra quanti frequentano a vario titolo Montecastelli non hanno fatto altro che seguire naturalmente quella vocazione che appariva tutelata anche dalle amministrazioni, se non addirittura incentivata dalle stesse. Tutto questo ha fatto sì che quanti, in una certa fase, hanno provato a sopravvivere all'apparente 'arretratezza' di Montecastelli, quelli che sono stati solo occasionali vacanzieri o figure di passaggio sul territorio, ad un certo punto si siano poi trasformati in veri investitori, che hanno creato, gradualmente e forse non sempre con una progettualità chiara, un'economia alternativa a quella che non aveva coinvolto l'isola di Montecastelli. Qualcuno ha cominciato a comprare piccoli o grandi immobili, in paese o in campagna, che sembravano destinati all'abbandono; li ha ristrutturati con l'attenzione che solo chi ama un posto sa prestare; li ha rimessi in piedi nel rispetto della storia del luogo garantendo a buona parte dell'abitato una coerenza architettonica che colpisce chi lo visita per la prima volta. C'è poi chi ha osato investimenti più grandi recuperando colture in modo sistematico ed esteso (ed ecco allora il vino Igp Montecastelli, le certificazioni di prodotti biologici) e unendo a quella vocazione tradizionale la nuova: quella dell'ospitalità turistica. Alcuni ci hanno fatto notare che una parte di quei capitali provenivano dal lavoro in Enel, ma è fin troppo facile ribattere che comunque chi ha investito ha scelto ( per forza di cose) un'area diversa da quella direttamente interessata dalla geotermia e proprio in virtù di questo. Tanto per dimostrare ancora quanto sia strategico permettere la coesistenza di attività diverse su uno stesso territorio: qualora ci sia stata la presenza della garanzia di un posto in Enel a permettere l'esistenza di capitali è stata la sopravvivenza di un'area incontaminata che ha fatto scegliere dove e come investire. E così i capitali sono rimasti sul territorio! E il territorio ne ha attratti altri ancora! Alcuni infatti, ancora hanno scoperto questa zona così incontaminata ed hanno lasciato città grandi, ricche di servizi, ma a loro avviso caotiche, per rifugiarsi in questo pezzetto di Toscana, dove la loro presenza garantisce il recupero della terra coltivata, ma anche la regimazione delle acque, il controllo del territorio (quello tanto invocato quando arrivano le notizie di dissesti idrogeologici!). Tutte operazioni queste che comunque implicano necessariamente forza lavoro del posto (muratori, agricoltori, manutentori e addetti a specifici servizi...) Sono stato così recuperati ettari ed ettari di terreno, decine di immobili. ...e qui il mercato immobiliare incredibilmente non è crollato. Grazie a investimenti privati, si sono avviati progetti di rilancio culturale della zona che molte amministrazioni comunali sognano: la sala della musica, la liuteria, il convegno (imminente) dei medici di Harward... Tutto questo però ha senso in quel contesto paesaggistico, architettonico, urbanistico. Può continuare ad averlo se conserveremo pensiero strategico sufficiente per capire che il verde e il silenzio producono ricchezza. Solo qualche numero, oltre alle parole: 300 posti letto nei dintorni di un insediamento che conta un centinaio di abitanti stanziali; 10.000 presenze giornaliere annue di turisti (questo numero risulta dalla somma delle presenze censite ogni giorno per un anno intero). E se quello che possiamo citare non sembra così considerevole, sarebbe utile e sensato valutare a quale piccola superficie tutte queste attività ( cioè imprese) si riferiscono! La zona cui ci  riferiamo è tanto piccola che ci conosciamo tutti e forse è per questo che per noi è estremamente chiaro, è fin troppo evidente quanta energia umana vi sia stata riversata e quale valore abbia raggiunto (E non si tratta solo di valore affettivo!) Il tentativo che cerchiamo di mettere in atto, quello di tutela di questa realtà, non nasce da posizioniideologiche contro chi fa impresa nella geotermia, ma piuttosto dal desiderio di affermare emergere una certa visione d'insieme di un territorio che sicuramente presenta la risorsa geotermica, ma non solo quella. A questo si aggiunga e anche il desiderio da parte nostra di affermare il principio secondo cui prima di tutto il territorio è di chi ci vive, di chi lo ha scelto come spazio di vita; e chi decide di quel territorio non può non tenere conto di questo.Sappiamo perfettamente quanti capitali siano messi in gioco nel momento in cui si decide di fare una ricerca di risorsa geotermica, ma allo stesso tempo siamo più che consapevoli di quanti soldi vi siano già stati spesi. E mi riferisco anche ai soldi pubblici, cioè a tutti quelli investiti ultimamente per rispettare la bellezza del borgo Pensate solo al teleriscaldamento completamente interrato e domandiamoci perché li' è stato fatto in quel modo. Pensate al rinnovato allestimento del locale museo dedicato alla Civiltà Contadina (perché qui quello dedicato alla geotermia sarebbe stato fuori luogo ! Ed è molto significativo invece, a Larderello) Che senso avrebbe ora prendere decisioni che sono diametralmente opposte a tutte quelle che hanno portato ad un così grande investimento di risorse! Ci sarebbe solo un caso in cui un cambiamento di indirizzo così grande potrebbe avere senso: il caso in cui questi nuovi investimenti portassero, anche a costo di molto sacrificio ambientale, dei vantaggi enormi e diffusi sul territorio, ma soprattutto condivisida buona parte di chi ci vive Ci dovrebbero essere vantaggi evidenti, apprezzabili e utili a tal punto da giustificare il danno, anche solo parziale, di quello che fino ad ora abbiamo costruito. Vantaggi così grandi da ritenere non strategica (mentre i fatti ad oggi dimostrano il contrario) la strada intrapresa fino ad ora. Questo è il motivo per cui abbiamo fin da subito sentito il bisogno di capire che cosa potrebbe implicare la realizzazione dei due progetti che interessano quei pochi chilometri quadrati. E questo atteggiamento di dubbio davanti all'industrializzazione che avanza proprio in un contesto come quello appena descritto, non può che essere naturale. Come non potrebbe esserlo? Deve per forza sorgere qualche dubbio, proprio qui: Siamo in 'Toscana'! Un toponimo che all'estero conoscono prima di quello riferibile a molte città, proprio per il valore del suo territorio. Se non riusciamo qui a fare una riflessione su questioni di questo tipo, vuol dire che la bellezza di questa terra e la possibilità, storicamente dimostrata, di trasformarla in prodotto da vendere non ci hanno ancora insegnato niente. Detto questo, quando le notizie relative ai due progetti di ricerca di risorsa geotermica (Mensano, Castelnuovo....) sono arrivate ci hanno trovato davvero impreparati. Era un'eventualità che nessuno di noi ormai si aspettava....perché chi ha scelto di investire lo ha fatto in funzione della marginalità ormai innegabile di Montecastelli rispetto all'industrializzazione e alla modernità. Ha visto in quell'essere stato escluso da certe opportunità economiche, il motivo per cui poteva, allora e davvero, valere la pena investire in qualcos'altro che non fosse attività industriale. Questa è storia, non è personale interpretazione.... Le nostre domande immediate davanti ai progetti sono state: • di che cosa si tratta realmente in termini di produttività in rapporto all'impatto ambientale. (Intendendo per impatto non solo quello delle emissioni in atmosfera, ma l'impatto acustico e il consumo di territorio) Se anche fosse l'optimum come soluzione impiantisca, perché ora? Quanto valgono questi progetti rispetto a quanto vale, quanto è costato quello che abbiamo ora su territorio? Lo stupore davanti al rischio di nuovi impianti non è certo inferiore a quello che si prova nel constatare che cosa è fiorito a Montecastelli! In entrambi i casi c'è da dire "non sembra possibile!!!!!" CONCLUSIONE: Se il dato meramente economico è per molti quello più rilevante, allora consideriamo che un cambiamento di indirizzo della politica territoriale in questo momento implicherebbe il sacrificio di investimenti ed energie già spesi. Prima di vanificare tutto ciò ci vorrebbe almeno la certezza, scientifica e dimostrata, di un enorme, condivisibile e diffuso vantaggio, per di più godibile sul lunghissimo periodo. Superficiali manifestazioni di intenti non sono sufficienti a convincerci."

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